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giovedì 24 aprile 2014

Una scuola diversa non solo a Parole...


DALLA TOSSICODIPENDENZA COME PROBLEMA, A UNA SCUOLA DIVERSA
 
Quando si parla di coinvolgere la scuola su problematiche riguardanti la tossicodipendenza, ci si trova a cozzare contro una realtà che spesso la teoria sopravvaluta. Se dalla scuola d’obbligo si esige un intervento formativo sul problema della droga, ricordo che questo è stato sempre svolto fino a pochi anni fa dall’insegnante di religione e che se oggi ci troviamo in questa situazione, significa che i risultati sono stati deludenti. Se invece si pretende dalla scuola un intervento informativo, ricordo che a seguito delle  campagne informative sulla tossicodipendenza compiute dal 1988 a oggi, queste non hanno avuto nessun risultato, anzi si è assistito sempre più ad un aumento di coloro che si sono in quanche modo avvicinati alle droghe, eroina a parte (che andrebbe trattata in modo molto diverso anche dall'opinione pubblica..che non conosce il fenomeno e lo sottovaluta). Basta visionare i dati dell'ultimo rapporto IARD per rimanere allibiti.

E se il 67% dei giovani dai 15 ai 24 anni  hanno fatto uso di droghe, si deve precisare che per molti sono solo droghe leggere, ma non va sottovalutato il 6% di giovani che hanno avuto a che fare con la cocaina...

 Questo prova che una campagna informativa non ha altro risultato che provocare la curiosità attorno a qualcosa di “trasgressivo” e come tale  “piacevole” per il ragazzo. Diverso sembrerebbe il discorso se ad essere coinvolte sono le scuole superiori, ma anche qui sorgono alcuni interrogativi, in quanto oggi gli adolescenti sono profondamente cambiati e hanno una profonda esigenza di esperimentare qualcosa di nuovo. Inoltre sono in un’età che li fa sentire superiori alla stessa droga e in grado di controllarla.  Eppure qualcosa bisogna fare. 
Qualcuno propone di effettuare qualche corso di aggiornamento per insegnanti e questo porterà certamente a dei risultati. Anche qui ho dei dubbi, in quanto chi è interessato a questi problemi già ha a disposizione moltissimi canali per il proprio aggiornamento, mentre chi si aggiorna solo per obbligo, tende a non applicare se non molto marginalmente ( e con effetti non sempre positivi) quanto ha appreso. Resta inteso che un discorso sulla droga può essere fatto in maniera costruttiva solamente da persone che abbiano un doppio requisito: da un lato lavorino con la tossicodipendenza e dall’altro abbiano facilità ad entrare in comunicazione con il mondo dei più giovani. Inoltre in un’età come quella della scuola d’obbligo ogni intervento sporadico rischia di essere ben presto dimenticato o, peggio ancora, rischia di assumere il medesimo valore di ogni altra informazione che uno stesso docente trasmette al ragazzo. Un altro problema è che oggi la scuola, dopo essersi isolata dal contesto culturale che l’ha lentamente emarginata, sembra divenire il toccasana di tutti i problemi riguardanti il mondo giovanile, in quanto si afferma: “almeno lì per diverse ore al giorno tutti devono andarci.” 
E allora ecco la campagna per le pari opportunità, la campagna per combattere l'omofobia, la campagna per combattere l'uxoricidio, la campagna per la shoa, la campagna per far conoscere la costituzione, la campagna per la lotta alla criminalità e la legalità, la campagna per il riciclaggio e chi più ne ha più ne metta. Si finisce per delegare tutto a una scuola che soffre di considerazione e in profonda crisi con in più la mancanza di fondi. 
Tenuto conto di tutto ciò  tento di formulare una mia ipotesi in merito per la scuola d’obbligo.

Oggi la scuola può ritrovare il proprio ruolo solo rivalutando l’exra-scuola come contesto utile e necessario per il buon esito della stessa scuola. 

Con extra-scuola intendo sinteticamente ogni proposta, a volte obbligatoria, rivolta agli alunni e gestita dalla scuola, ma che non ha  nulla da condividere con le tradizionali materie scolastiche. 

Questo tempo dovrebbe essere co-gestito con le altre agenzie presenti nel territorio (ente comunale, squadre sportive, centri educativi ed oratori, comunità, industriali ed artigiani, genitori specializzati in qualche disciplina con disponibilità di tempo,volontati,...). Sparirebbero i corsi a pagamento diretto, in quanto la scuola se ne farebbe carico, attuando  una diversificazione delle proposte, utilizzando meglio il proprio personale, valorizzandolo anche economicamente,  e avendo una maggiore capacità contrattuale con le stesse società sportive e non,  così da promuovere  corsi a modico prezzo accessibi a tutti, anche a chi non è ricco e oggi non può farli, ricevendo di conseguenza minori stimoli e aumentando il divario con chi soldi ne ha. 
All’interno dell’extra scuola si potrebbero creare nuove materie obbligatorie molto diverse dalle materie curricolari. 
Ad esempio  due ore settimanali che andrebbero a sostituire la vecchia “educazione civica”, ringiovanendosi anche nel nome ( ad es: scuola di socializzazione?). A questa nuova materia spetterebbe il compito di educare sia sulla stare insieme, sia sulla organizzazione sociale, sia su problematiche riguardanti il mondo giovanile. A svolgerla sarebbero i docenti in turnover; ci dovrebbe essere un’alternanza di proposte e di interventi (con contributi anche esterni), in modo da reinserire la scuola nella realtà esterna di cui sembra ancora avere paura, quasi un'invasione di alieni. 

Un altro esempio: per le elementari ci dovrebbe essere un'attenzione particolare al “buon” socializzare, imparando a coscientizzare i propri comportamenti (un po’ come fa lo scoutismo per i bambini dai 7 agli 11 anni).  Il gioco dovrebbe essere il filone portante di tutti gli interventi.
Nelle medie prevederei lo sport e la ricerca , con la produzione di gruppo e personale come filone portante. Si potrebbero affrontare gli stessi argomenti ogni anno ad uno stadio più profondo  (AIDS, Droga, Alcolismo, delinquenza,....) e la produzione di materiale da diffondere, fatto dagli stessi alunni.  E' un'età dove hanno bisogno di parlare e di essere considerati e devono avere modo di confrontarsi tra di loro.

In prima media curerei di più l’informazione, in seconda media l’attività di gruppo su queste tematiche e in terza media il confronto con persone provenienti dall’esterno e che lavorano in vari ambiti (ma non un intervento “sporadico” in quanto a questa età non serve). 
Per quel che riguarda invece i docenti, un loro coinvolgimento "sul campo" li porterebbe a conoscere di più i loro alunni diventando dei "facilitatori" alla loro crescita, degli adulti "Preparati" che divengono modello e che entrano in rapporto in modo diverso, senza perdere il proprio ruolo. Non tutti sarebbero obbligati ad essere coinvolti, ma quelli che "vivono e com-patiscono ogni giorno la scuola" avrebbero un maggior beneficio economico e psicologico.
Potrei continuare a lungo, concretizzare meglio le idee che ho qui espresso, ma  queste sono SOLO  poche battute di un discorso molto più dettagliato e lineare che ho in testa, sufficienti però a capire che l'EXTRA SCUOLA, OGGI UTILIZZATO PER FARE I COMPITI O PER STARE DAVANTI A UN COMPUTER A GIOCARE, può tornare a ESSERE LA RISORSA VINCENTE e ricollocare il giovane d'oggi che è l'uomo di domani al centro del sistema, senza sovraccaricare di aspettative le ore curricolari e senza fare interventi sporadici che trovano il tempo che trovano...(anche se meglio di nulla...)....O PEGGIO SENZA FARE SEMPRE DISCORSI TEORICI CHE NON PORTANO DA NESSUNA PARTE.

lunedì 7 aprile 2014

La società complessa



LA SOCIETA' COMPLESSA (tratto dal Libro di Milanesi)
 
1.   Non ci sono valori o istituzioni unificanti:
  • autonomia nei confronti dei valori e dei criteri
  • prevalenza della esperienzialità
  • espansione del soggettivismo (il valore uno se lo dà da sè)
  • pluralismo culturale 

2.   Pluralità dei modelli sociali o  schemi di comportamento:
  • Nessun gruppo sociale è in grado di agire e proporsi come punto di riferimento unificante.
  • Molteplici agenzie di significato. 

 L'identità non è configurabile con un modello storico da applicarsi ad una persona o ad un gruppo o a una istituzione.
L'identità è relazione e quindi è mutevole, flessibile.
 
3.   Cadono le evidenze etiche
Il principio fondante dei valori, delle relazioni, dell'appartenenza, è la soggettivazione.
Da qui una ulteriore frammentazione.
 
Questo modo di vivere ha dei riflessi anche sui modi di aggregazione.

Dove vi è un aggregato debole:
  • vi è maggiore aggregatività.
  • si cerca il tempo libero per vivere il disimpegno, il rilassamento ( a volte la scusa  "gioco perchè sono stressato o annoiato, ecc"...è in realtà un "gioco perchè mi piace giocare! L'impegno nel gioco diviene disimpegno dal reale, perchè mi dà più soddisfazioni."  MI TROVO nel GRUPPO PER GIOCARE INSIEME o parlare di gioco....)
  • difficoltà a pensare la vita come progetto e impegno
  • disponibilità a fare delle cose su tempi brevi.